Stelvio, Yellowstone, Sagharmatha a confronto a SondrioFestival

A vent'anni dalle "Tesi di Sondrio" del 1992 si impone una riflessione

Dal Nepal agli Stati Uniti, passando attraverso il Parco dello Stelvio: SondrioFestival punta il proprio sguardo speciale sui tre nobili e rinomati parchi di montagna, il 14 ottobre, con una giornata intera di incontri, relazioni e tavole rotonde in occasione delle quali i massimi esperti del settore si confronteranno intorno a un tema al quale la manifestazione è sempre stata sensibile, anche per la collocazione geografica della città, nel cuore delle Alpi.

A vent’anni dalla stesura delle “Tesi di Sondrio”, sottoscritte dai partecipanti all’edizione 1992 del Festival, si impone una riflessione sul ruolo e le prospettive dei parchi che interessano aree montuose, alla luce della sempre presente esigenza di contemperare la valorizzazione turistica delle terre alte con la necessità di una loro conservazione per le future generazioni.

Certo, le novità organizzative e le incerte prospettive gestionali relative al Parco Nazionale dello Stelvio che, con i confinanti Parco Nazionale Svizzero e Parco Regionale dell’Adamello, costituisce il sistema di aree protette più significativo dell’arco alpino, hanno reso urgente la riflessione.

Il convegno analizzerà alcuni esempi di aree protette in Italia e nel mondo per tracciarne analogie, differenze e possibilità di scambi, con l’intervento di illustri relatori quali Patrizia Rossi, direttore del Parco Naturale Alpi Marittime; Claudio Smiraglia, illustre glaciologo e membro del Comitato di Gestione del Parco Nazionale dello Stelvio, settore lombardo; Dario Furlanetto, direttore del Parco Regionale dell’Adamello; Mea Arego, del  Marsh-Billins-Rockefeller National Historical Park negli Stati Uniti; Agostino Da Polenza, alpinista e ricercatore, presidente del comitato EV-K2-CNR e organizzatore di progetti scientifici sull’Himalaya, quale Share Everest.
E proprio da quest’ultimo, che all’attività scientifica e alpinistica ha sempre accostato un intenso impegno alla cooperazione internazionale,  arriva una chiave di lettura interessante per capire quali relazioni intessere tra esperienze in apparenza tanto lontane.

“I parchi himalayani – sottolinea Da Polenza – rappresentano  un’area importante su cui applicare le esperienze maturate con le aree protette occidentali, ma soprattutto offrono una nuova possibilità di non ripetere gli errori commessi in passato. Si tratta di territori che insistono in paesi dallo sviluppo socio economico anche tumultuoso, con tassi di crescita impressionanti, dove enormi risorse possono essere dirette alla tutela ambientale. Certo, sono anche aree di instabilità politica, per cui occorre che le autorità si muovano con grande attenzione, perché non si tratta solo di riserve naturali da preservare. Ma noi ci sentiamo di poter dare un contributo scientifico consistente ad un progetto importante.”.

Due le sessioni, una legata all’esperienza gestionale dei Parchi ed agli aspetti storici, naturalistici, etnografici, rivolta anche alle scuole, con le conclusioni affidate all’Assessore Regionale ai Sistemi Verdi e Paesaggio, Alessandro Colucci e una tavola rotonda pomeridiana con il contributo di esperti di diversi settori (trai quali il sociologo Aldo Bonomi e l’antropologo Annibale Salsa) che approfondiranno le tematiche più attuali, nella consapevolezza di trovare soluzioni condivise per coniugare le esigenze dei territori di montagna con le necessità di tutela ambientale. In una parola: per dare un contributo allo sviluppo sostenibile.

Paolo Redaelli