Serere. Intervista con Victoria Stanley e Matt Jarvis

Victoria Stanley è praticamente all'esordio nel mondo dei documentari naturalistici, ma durante un viaggio in Sudamerica ha unito conoscenze scientifiche, passione per il videomaking e impegno nella tutela dell'ambiente per realizzare insieme a Matt Jarvis il film Serere, dedicato all'omonima riserva naturale in Bolivia. Il documentario porterà gli spettatori di Sondrio Festival a scoprire un'area poco conosciuta, ma ricchissima di biodiversità: a Victoria e Matt abbiamo chiesto di raccontarci questa esperienza, e il loro entusiasmo è contagioso.

Com'è nata l'idea del documentario? Perché avete scelto proprio la riserva di Serere?
Stavamo organizzando un viaggio in Sudamerica e volevamo entrare in contatto con il maggior numero possibile di organizzazioni turistiche attente all'ambiente, attraversando diverse aree climatiche nel continente. Valutando le opzioni per l'Amazzonia, abbiamo deciso di concentrarci sull'Amazzonia boliviana, che contiene alcune delle aree con la maggiore biodiversità, anche per la sua vicinanza alle Ande. Madidi Travel è una delle realtà che ha attirato la nostra attenzione e quando li abbiamo contattati sono stati entusiasti. In tutta onestà, l'idea del documentario non era scolpita nella pietra: volevamo realizzare filmati che l'organizzazione potesse utilizzare, per supportare una realtà che aiuta l'ambiente promuovendola anche sul nostro sito “Journecology”. Quando ne abbiamo parlato con Rosa Maria Ruiz, la fondatrice, è stata entusiasta dell'idea e abbiamo scelto un'idea semplice ma efficace: mostrare l'incredibile biodiversità dell'area di Serere e sottolineare così l'importanza della riserva e le ragioni per cui dev'essere protetta.

Molte aree dell'Amazzonia sono in pericolo per la deforestazione e la distruzione della biodiversità. Com'è la situazione in questa regione?
L'area di Serere fa parte del “Mosaico Madidi”, che comprende diversi parchi e riserve in Perù e in Bolivia. Il Mosaico sta soffrendo, come la maggior parte delle foreste tropicali in tutto il mondo, con situazioni diverse di regione in regione. Un problema del Parco nazionale di Madidi sono le cattive pratiche nel turismo, un tema che vogliamo evidenziare per creare tour operator più consapevoli. Ci sono organizzazioni di viaggi che squarciano fragorosamente la foresta per ottenere gli avvistamenti “garantiti al 100%” ai clienti, e così spaventano gli animali e li fanno fuggire. Poi devono addentrarsi sempre di più nella foresta, provocando altri danni. Alcune aziende danno da mangiare agli animali e altre ancora, poche, offrono perfino uscite di caccia – grazie a Rosa Maria molte di queste sono state smascherate e chiuse. La riserva di Serere è subissata di minacce alla sua conservazione: compagnie minerarie cinesi sversano petrolio nel vicino fiume Bení, la costruzione di dighe a monte minaccia di lasciare all'asciutto l'intera area, piantagioni di zucchero di canna costeggiano il fiume fino ai bordi della riserva, giganteschi allevamenti di bestiame si insinuano nella foresta causandone la frammentazione e la desertificazione, e le popolazioni indigene che vivono nell'area restano completamente isolate. E poi c'è il commercio illegale di legname – per quanto ne sappiamo, si sta discutendo addirittura di eliminare l'area protetta, che dovrebbe avere qualche guadagno per far sì che il governo la mantenga.

Per il film avete collaborato con la Eco Bolivian Foundation e con la Madidi Travel... Cosa possiamo imparare da queste organizzazioni, per la vita quotidiana?
Lavorare con la Madidi Travel è stato estremamente interessante, stanno cercando di combinare tradizione e novità, una fusione che non è sempre facile da ottenere. I loro tour sono basati sull'idea di lasciare meno tracce possibile nell'ambiente e di permettere agli animali di avvicinarsi, anziché andarli a cercare. È interessante anche il fatto che altre aziende stanno copiando dei metodi per sembrare “verdi”, ma senza poi portarli a termine davvero: parole di moda come “eco” o “responsabile” purtroppo stanno perdendo significato, visto che molte organizzazioni le sfruttano come strumento per ingannare i turisti pieni di buone intenzioni, e fare più soldi. Noi due veniamo da una formazione di ricerca scientifica, quindi vedere come lavora Rosa Maria è stato un contrasto forte e stimolante. È una donna d'azione, piena di dedizione e grinta, ha poco tempo per le annotazioni e le equazioni dei ricercatori e fa un lavoro sul campo determinante per la conservazione. Che si tratti di camminare per giorni sulle montagne per sensibilizzare le comunità indigene o di trovare fondi per il parco, per lei è questione di azioni più che di parole, e questo è sicuramente qualcosa che abbiamo imparato. L'intera etica della Madidi Travel è basata sull'idea che dobbiamo vivere nel rispetto dell'ambiente e questo porta ottimi risultati perché gli animali hanno imparato che strutture, guide e turisti non sono un pericolo, quindi gli avvistamenti sono frequenti e fantastici. E possiamo portare quest'idea nella vita quotidiana rispettando l'ambiente che ci circonda, e incoraggiando anche gli altri a farlo, per avere una relazione più positiva e ricca con la natura.

Che progetti avete per il futuro? State preparando un nuovo documentario?
Lavoriamo entrambi nella produzione multimediale e realizziamo anche diversi progetti nel tempo libero. Il nostro sito “Journecology” si occupa di viaggi consapevoli, conservazione e zoologia e lo stiamo espandendo, di recente abbiamo pubblicato una serie di brevi video su Facebook e siamo sempre alla ricerca di nuovi progetti da incorporare nel sito. Speriamo davvero di poter produrre un altro documentario molto presto, visto che Serere è stato un successo inaspettato... abbiamo ricevuto inviti a tornare in Amazzonia, a filmare sull'isola Lord Howe in Australia, a documentare degli esperimenti sul cambiamento climatico nell'Artico e ad esplorare le comunità indigene delle Isole Solomon!

Serere sarà proiettato giovedì al Teatro Sociale e per Victoria e Matt partecipare con il film in concorso è una grande soddisfazione: «Arrivando dall'esterno del mondo dei documentari, è stata una grande esperienza prendere parte a festival ed eventi in questa nuova realtà – spiegano -. L'obiettivo del Sondrio Festival è davvero in risonanza con il messaggio che arriva dalla riserva di Serere e dal nostro documentario e abbiamo subito capito che sarebbe stato perfetto per noi. Il budget per il documentario era praticamente zero, l'abbiamo filmato e montato da soli con un equipaggiamento base, quindi siamo stati felici che il Sondrio Festival non prevedesse tantissime complicazioni per iscriversi. Sembra un festival accogliente, che incoraggia veramente la presentazione di talenti emergenti anziché ospitare esclusivamente nomi già affermati». 

SondrioFestival