Sondrio e il suo Festival sono stati per me una bella esperienza, non solo perché ho vinto il Primo premio nel 2010, ma anche e soprattutto per l’aspetto conviviale e umano che si respirava al Festival. Un festival che tende a privilegiare un rapporto semplice, diretto e non mediato tra organizzatori, registi/produttori invitati e pubblico. Al Sondrio Festival si respira un’Umanità forte (e non è cosa da poco), immersi nell’ambiente montano a me molto caro.
Il mio lavoro di documentarista è da anni legato alla terra di origine della mia famiglia. Sono nato e mi sono laureato in Francia ma, finiti gli studi, ho sentito il richiamo delle origini perché mi affascinavano la cultura e le montagne valdostane. Qui sono riuscito con impegno e duro lavoro a costruire nel corso di questi ultimi 15 anni (il mio primo documentario, sull’emigrazione valdostana a Parigi, risale al 1997) una mia piccola filmografia, riscuotendo anche, in alcuni casi, il consenso del pubblico e della critica in Festival Internazionali di Cinema.
Giro il mondo con i miei film documentari ma il mio punto di partenza è sempre la mia terra d’origine: piccole storie di uomini (e spesso di uomini e natura) che raccontano in una prospettiva più ampia il mondo; perché è dal basso, con le storie più semplici, che si riflette concretamente sulla società e la natura in una dimensione globale. Solo le storie che partono dal micro possono raccontare al meglio il macro.
Il “vero” documentario (da non confondere con il docu-reality, apparentemente simile nella forma ma volgare e voyeurista nella sostanza) racconta storie di uomini, piante e/o animali sempre in punta di piedi e con grande rispetto per l’ambiente e i personaggi ripresi, consapevole della responsabilità etica del regista e/o produttore nei confronti del grande pubblico. L’anima profonda del documentario è Memoria e progresso ambientale e sociale. Non dimentichiamolo!
Joseph Péaquin
Marzo 2013