Per il suo documentario, tra natura e attività -valori del territorio, Davide Melis ha scelto come soggetto Supramonte, altopiano calcareo incontaminato, patrimonio naturalistico della Sardegna e sito di interesse comunitario. “Tutto è partito con la partecipazione ad un bando di gara per la realizzazione di un filmato promozionale per la provincia di Nuoro – ci spiega il regista al suo esordio a Sondrio Festival - Siamo rimasti rapiti dalla bellezza selvaggia del Supramonte e abbiamo deciso di andare oltre, realizzando un film che valorizzasse l’area, cercando di dare al lavoro una struttura narrativa che legasse i diversi argomenti senza appesantire troppo il racconto. Abbiamo cercato di trasmettere allo spettatore le sensazioni da noi provate, visitando i luoghi senza ricorrere a testi eccessivamente descrittivi, cercando di rendere le atmosfere anche tramite suoni e silenzi”. Così è nato il lavoro, impresa tutt’altro che semplice ma, al contempo, ricca di straordinarie scoperte, da divulgare. “Caratterizzato dall'estrema difficoltà di accesso e di percorrenza, il Supramonte può essere attraversato solamente a piedi. È privo di sentieri ben segnalati e, per questo, è indispensabile affidarsi a delle esperte guide locali. Arduo sopratutto il trasporto delle attrezzature (jimmi gib, slider, cavalletto) che ha comportato il coinvolgimento di un maggior numero di persone”. Per raggiungere le location, ci spiega, sono state necessarie in media quattro ore di cammino. Altra difficoltà, le riprese in grotta: “abbiamo dovuto organizzare delle vere e proprie speleo-spedizioni per trasportare le attrezzature necessarie ai movimenti di macchina che caratterizzano l'intero lavoro”. Volendo rappresentare il territorio nelle quattro stagioni il documentario è stato girato in un anno solare e sono stati impiegati circa 40 giorni di riprese. “Il maggior sforzo produttivo lo abbiamo compiuto per le riprese aeree, le numerose gole che attraversano l'altopiano ne fanno un ambiente unico e non esiste mezzo più efficace per restituirne la magnificenza”. Impegno ripagato da intense gratificazioni. “I ricordi sono tanti, si parla di un territorio e di popolazioni che fanno dell'ospitalità un valore fondante, in particolar modo in un’area dalla’estrema difficoltà di permanenza (mancano acqua, elettricità e i telefoni non ricevono). Il più bello è legato sicuramente alle persone che ci hanno accompagnati nel viaggio, l'amore viscerale per la loro terra ci ha fatto capire che è grazie a loro che ancora oggi il Supramonte è un angolo di paradiso incontaminato, dove la sola presenza umana è rintracciabile nei pastori e nelle arcaiche capanne di pietra e ginepro”. “Questo lavoro rappresenta il mio esordio per quanto riguarda la regia di un documentario naturalistico. Fino ad oggi mi sono occupato maggiormente di pubblicità e, da qualche tempo, abbiamo deciso di orientare l'attività della nostra società sulla produzione, realizzando negli ultimi anni una decina di documentari di vario genere di cui, per la maggior parte, mi sono occupato del montaggio”. La conoscenza del Sondrio Festival è avvenuta effettuando una ricerca sulle rassegne che proponessero tematiche ambientali. “Siamo felici che un festival prestigioso come il vostro abbia accettato la nostra candidatura”. Quanto alla Valtellina, Melis non ne ha conoscenza diretta, “ma spero di rimediare presto, iniziando dalla partecipazione al Festival”. E per il futuro, quali progetti? “Stiamo cercando le risorse per un lavoro su un sommergibile affondato durante la seconda guerra mondiale, un documentario biografico sul modo della moda, una collana di documentari sull'impatto che il cinema ebbe nella vita sociale ed economica di piccoli paesi che furono scelti come set di grandi produzioni internazionali negli anni '50 e '60. Uno di questi progetti ci porterà nuovamente sul Supramonte, ma, questa volta, ci concentreremo maggiormente sul territorio e sulla gente di Orgosolo che racconteremo attraverso il canto a tenore”. A proposito di Cinema. Alla Mostra del Cinema di Venezia ha appena trionfato un documentario italiano, fatto che Melis giudica positivamente. “Sicuramente è molto importante: un evento che finalmente ribadisce la pari dignità del cinema del vero con quello di finzione, speriamo serva per aiutare autori e produttori a trovare maggiori risorse e spazi per la distribuzione di documentari di qualità, spazi che, in Italia, purtroppo, sono decisamente ristretti”.