E' la curiosità il motore di Massimiliano, una vera e propria fonte d'ispirazione per il suo lavoro. “Sapersi guardare attorno, cogliere l'emozione nelle piccole cose e nelle piccole storie di tutti i giorni”. Questo dunque il segreto dell’autore dell’opera “Sulle tracce dei ghiacciai”, uno dei 14 film in concorso quest’anno. Regista e autore di documentari, Massimiliano Sbrolla opera da sempre nel pieno rispetto degli habitat naturali in cui lavora. Dal 1996 collabora con la trasmissione Geo&Geo e per il gruppo Fox International Channels produce format televisivi e documentari.
Ma come è nata questa passione? “E’ stato un crescendo continuo - racconta -. Da bambino con la mia super 8 filmavo l'orto del nonno e raccontavo con la mia voce storie improbabili di insetti e leoni. Ero affascinato da tutta quella splendida campagna marchigiana, dove d'estate trascorrevo le mie vacanze. E simulavo avventure tra campi di grano e boschi impenetrabili, sperando di incontrare animali selvatici. Forse in quei lunghi soggiorni stava nascendo in me la passione, il rispetto e l'ammirazione per la natura, che, nel corso degli anni, ho imparato a raccontare”.
E di strada ne ha fatta Massimiliano! “Al momento sto lavorando a due progetti seriali per National Geographic Channel Italia - ci anticipa il poliedrico documentarista -. E sto producendo in proprio alcuni documentari in giro per il mondo destinati al mercato estero, dove da sempre apprezzano i miei lavori. In Italia invece è buio pesto.” L’Italia, appunto, una questione spinosa, un mercato che sembra essere cieco al genere del documentario e sordo alla pressante richiesta di consolidarne la cultura. “Un tempo, negli anni ‘60 e ‘70, la cultura del documentario era viva e vegeta anche nel nostro Paese - ci spiega Massimiliano -. Oggi questa cultura è stata ‘uccisa’, degenerazione della tv generalista, e le mie speranze di resurrezione si concentrano tutte su Sky”.
Una regia discreta e non invasiva, quella che caratterizza il lavoro di Massimiliano, attrezzatura professionale scelta appositamente per mimetizzarsi in qualsiasi ambiente, e il suo approccio agli strumenti, fedeli compagni di viaggio, è di grande confidenza. “I tempi e i gusti cambiano. Ma soprattutto cambiano le tecnologie a nostra disposizione. Quindi è doveroso che il linguaggio del documentario si adatti a questa evoluzione. Oggi, ad esempio, sono in grado di effettuare riprese con mini elicotteri telecomandati o di utilizzare sistemi motorizzati che un tempo mi avrebbero richiesto investimenti economici e di personale improponibili. Strumenti che aumentano la spettacolarità delle storie che si vanno a raccontare. Le emozioni sono sempre la forza trainante di un documentario, solo che vanno suscitate in maniera diversa rispetto a qualche decennio fa”.
Massimiliano non è nuovo a Sondrio Festival, ma cosa pensa di questa manifestazione? “Credo sia una delle poche iniziative legate al documentario in Italia fatta con passione e competenza. Unica pecca, a mio avviso, non riservare uno spazio ad hoc per prodotti italiani. Metterci in concorrenza con colleghi inglesi, francesi, tedeschi o americani è ingiusto e fuorviante. E' come far correre su una pista una Maserati contro una Panda. Ma è un difetto che riguarda tutti i festival di casa nostra”.
Il tema che anima il film in concorso è caldo, senza dubbio attualissimo, legato al problema dei cambiamenti climatici ed ambientali che si stanno verificando a livello globale, e di cui i ghiacciai sono certamente affidabili indicatori. Ma il loro futuro sembra essere incerto. “Gli stessi scienziati - ammette il regista - non riescono a comprendere con esattezza cosa stia accadendo al nostro pianeta. Di certo i ghiacciai della Alpi e dell'Himalaya stanno subendo un ridimensionamento a dir poco preoccupante. Ma in altre parti del mondo le cose stanno andando in maniera opposta. Nelle terre che abbiamo vistato, in Pakistan, il fenomeno è apparso ancora più complesso. Chi vedrà il documentario capirà meglio”.
Un emozionante viaggio quello che ci aspetta, attraverso scenari mozzafiato e immagini straordinarie che ci terranno incollati alla poltrona. Ma come ogni spettacolo che si rispetti, dietro le quinte si cela un grosso lavoro di squadra. “A partire dal produttore Roberto Dall’Angelo - ricorda Massimiliano - che ha creduto sin dall'inizio al progetto. E ancora l'organizzazione del fotografo Fabiano Ventura è stata impeccabile. Un grazie particolare va comunque a Paolo Aralla un giovane direttore della fotografia che farà tanta strada”.s