Vasiliy Sarana, autore di "The Delta" è un geografo e si sente estremamente fortunato a vivere in un Paese così grande come la Russia. "A dispetto dell'urbanizzazione che investe tutto il mondo, lì ci sono ancora molti luoghi inesplorati con una natura incontaminata -spiega- Nel Nord si può procedere a piedi per centinaia di chilometri attraverso la taiga e non incontrare nessun essere umano. Ecco perché la Russia è un paradiso per gli esploratori e per i registi della fauna selvatica". Di solito è un problema trovare un argomento interessante per un nuovo film. "Avevo sognato di farne uno su uno dei più grandi fiumi del mondo il cui scorrere non è stato condizionato dall'intervento dell'uomo: il fiume Lena che scorre attraverso la Siberia". Così è stato. "Insieme al mio amico e produttore Riho Vastrik ho intrapreso il viaggio lungo il Lena -prosegue- Era impossibile raccontare tutto di questo enorme fiume in un unico film. Così abbiamo deciso di farne tre, il primo sulla sorgente del Lena (nei pressi del lago Baikal), il secondo sulla sua parte centrale e sui pilastri Lena, una formazione rocciosa naturale lungo le rive del fiume Lena nella Siberia più orientale e, il terzo, quello che viene presentato al vostro Festival, sul Delta, un ecosistema unico, il più grande delta nella regione artica". "Abbiamo iniziato le riprese a maggio. In quella stagione iniziava lo scioglimento dei ghiacci a Nord e abbiamo avuto la possibilità di vedere un fenomeno unico: il ghiaccio galleggiante sul fiume. Non avevo mai visto prima tanto ghiaccio alla deriva su un così grande fiume. E' stato davvero impressionante. Ammirandolo veniva da pensare quanto l'uomo sia impotente di fronte al potere del ghiaccio. Dopo il ghiaccio alla deriva abbiamo iniziato a viaggiare nel labirinto delle braccia del delta dove abbiamo trascorso 4 mesi. Proprio lì abbiamo incontrato il primo problema. Anche se avevamo mappe e immagini satellitari, siamo riusciti a perdere la strada. Il rilievo del delta è in continua evoluzione. Alcune sezioni asciutte scompaiono, mentre nuove isole e le braccia d'acqua appaiono. Ma l'ostacolo maggiore è stato un forte vento costante che premeva sulle nostre tende. In queste condizioni è stato davvero faticoso camminare, cucinare e girare". Il regista ha realizzato circa 30 film nella sua carriera. "Uno dei miei migliori lavori, credo, è stato "Il ritorno del bue muschiato": la storia di esperimento riuscito che aveva l'obiettivo di far tornare i buoi muschiati dal Canada alla loro patria storica, la penisola di Taimyr, nel nord della Russia. Durante le riprese del film io e il mio collega abbiamo dovuto rimanere da soli nella tundra, al di sopra del Circolo Polare Artico, per 9 mesi". Al momento sta terminando il suo nuovo progetto, avviato nel 2012. Si tratta di un film sul Plateau Putorana (designato quale Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO) e sui lupi selvaggi della Siberia. Poi ha in programma di avviare un film sulla cultura degli Evenk, indigeni della Russia e sulla splendida natura che circonda i loro insediamenti. "Sono stato a Sondrio già tre volte e mi dispiace molto di non poter essere presente quest'anno - conclude- La città è molto accogliente e il paesaggio intorno è incredibile: mi sono sempre sentire a casa. Gli organizzatori creano un'atmosfera molto calda per tutti gli ospiti del Festival. Voglio dire "Ciao" al team del Festival e augurare a tutti che sia un grande successo".