Le Galapagos del Nord - Saint Kilda: un patrimonio che cambia. Intervista con Simon Goodall

Lembi di terra remoti, con un incredibile patrimonio naturalistico e faunistico. Le isole dell’arcipelago di Saint Kilda si trovano oltre 40 miglia a ovest delle Ebridi esterne e sono un santuario per gli uccelli marini, che qui nidificano a migliaia: negli ultimi anni questo ecosistema unico sta sperimentando una trasformazione molto rapida, che potrebbe renderlo irriconoscibile in futuro. A raccontarlo è il documentario Le Galapagos del Nord - Saint Kilda: un patrimonio che cambia di Simon John Goodall, in concorso al Sondrio Festival 2017. Il film nasce da un anniversario importante, spiega l’autore: «Il National Trust for Scotland celebrava il trentennale della nomina di Saint Kilda nel patrimonio mondiale dell’Unesco – racconta Goodall - e mi hanno contattato per realizzare un documentario su questo luogo splendido e importante, e ovviamente ho preso al volo questa prestigiosa opportunità. Saint Kilda infatti è l’unico sito Unesco in Gran Bretagna che ha un doppio status, di patrimonio naturale e culturale».

L’arcipelago è un luogo davvero remoto, non dev’essere stato semplice filmare in un contesto del genere…

Saint Kilda è un luogo fuori dal comune, un luogo di estremi. È sbalorditivo pensare che una piccola comunità visse per generazioni su questo arcipelago, sopravvivendo cibandosi degli uccelli marini finché negli anni Trenta furono costretti ad abbandonare questo loro ambiente così ostile. Saint Kilda è uno dei luoghi più difficili in cui ho realizzato un film, solo arrivarci da Edinburgo è una maratona di due giorni, passando da un’isola all’altra, compreso un lungo tragitto in barca attraverso una delle aree più burrascose dell’Atlantico nordorientale: può essere un tragitto complicato e se il mare è troppo agitato le navi nemmeno partono. Una volta arrivati, ci sono i controlli ambientali per cercare di evitare che i topi arrivino sulle isole e devastino i nidi degli uccelli marini, quindi devi caricare i bagagli su un piccolo gommone, un compito complicato con tutto il mio equipaggiamento per le riprese. Dopodiché arrivo sull’isola principale e mi metto al lavoro, ma non ci sono strade né sentieri veri e propri, il terreno è collinare ed estremamente ripido e le scogliere di Saint Kilda sono fra le più alte in Europa. Ogni giorno ha richiesto un sacco di camminate e di programmazione. Per di più, spesso mentre filmavo sul bordo di una scogliera o camminavo sulle colline incontravo gli stercorari, che a Saint Kilda chiamano “bonxies”: questi uccelli marini sono sempre pronti ad attaccare per difendere i loro nidi, ben nascosti nel terreno, e se arrivi troppo vicino senza accorgerti spesso ti “bombardano” dall’alto, sono veramente aggressivi. Un altro uccello marino, la procellaria dei ghiacci, è in grado di sputare un olio scuro e terribilmente puzzolente se ti avvicini troppo, un ostacolo da evitare se si vogliono raggiungere certe zone, mentre per alcune delle isole serve un permesso speciale per sbarcare. Sono riuscito a girare alcune rare immagini degli uccelli delle tempeste codaforcuta, accampandomi in cima alle scogliere battute dal vento. Il tempo cambia in modo repentino su queste isole, se finisci in mezzo alla nebbia marina certe volte non vedi a un palmo dal naso, con un vento forte... hai davvero un assaggio di quanto questi luoghi siano ancora selvaggi e inviolati. Nonostante le difficoltà ne è valsa la pena, sono riuscito a ottenere immagini ravvicinate e una visione rivelatrice della fauna selvatica che vive in questo luogo mistico.

Il documentario descrive le trasformazioni che l’ecosistema di Saint Kilda sta subendo, probabilmente a causa del cambiamento climatico. Forse quello che sta succedendo nell’isola dovrebbe aiutarci ad aumentare la consapevolezza su questo problema…

Il cambiamento climatico è la sfida più grande per l’esistenza della vita sul pianeta Terra, qualsiasi persona ragionevole che tiene conto dei fatti lo può dire. Non significa che sia una sfida che non può essere vinta, ma se molte delle comunità del mondo continueranno a comportarsi come adesso, alla fine raggiungeremo un punto di non ritorno. Il mio film cerca di evidenziare gli effetti drammatici che si stanno manifestando davanti ai nostri occhi in un piccolo angolino del mondo, remoto e disabitato: spero che vedendo il cambiamento monumentale che sta accadendo in questo luogo così remoto, le persone si rendano conto del fatto che questa sfida è diventata davvero globale.

Cosa si aspetta dal Sondrio Festival? 

Non vedo l’ora! Già da qualche tempo volevo visitare questa zona e non sono mai riuscito, la città sembra bellissima e il territorio pieno di cultura e storia. Non parlo italiano e quindi avrò qualche limitazione, ma sicuramente troverò un modo di comunicare con il pubblico e gli altri partecipanti. È sempre un piacere vedere i film di registi pieni di talento che arrivano da tutta l’Europa e dal mondo, quindi oltre a fare tante escursioni in Valtellina non vedo l’ora di guardare i documentari che saranno presentati. 

SondrioFestival