Ancora oggi, per il regista Jan Haft, la torbiera appare come un luogo magico fin dalle primissime ore del mattino, prima che auto e aerei rompano il religioso silenzio del giorno che si sveglia. “Seduto in mezzo alla vegetazione della palude, ricoperta da milioni di gocce di rugiada, osservando l'istante della lotta tra nebbia e il sole”, è l’affascinante descrizione di attimi speciali, di cui ha goduto per diverso tempo. L’autore di “The moor”, “la Palude”, ha passato ore e ore da bambino in una piccola palude degradata in Alta Baviera, vicino a dove i nonni avevano amici. “In quel periodo – ci spiega - era il mio posto preferito e io stesso ero diventato un piccolo esperto nella ricerca di vermi, rane e vipere”. Il lungo lavoro di Haft rientra nel novero dei circa 40 documentari che, fino ad ora, ha girato. “I miei preferiti sono “The Meadow”, “Poppies Promise” and “The Green Universe”. Una lista di favoriti cui potrebbero aggiungersi due film che il regista e la sua squadra stanno al momento completando. I progetti per il futuro sono diversi: “Il prossimo anno inizieremo a lavorare in Australia e continueremo con le riprese in USA (Great Smoky Mountains National Park) Slovacchia. Stiamo inoltre lavorando ad un film sul lago bavarese di Chiemsee, ad una piccola serie di Eagles e ad una versione teatrale di "The Moor". Purtroppo non sono mai riuscito a partecipare di persona al Festival a Sondrio finora. Sarà in cima alla mia lista di priorità l'anno prossimo”.