John Antonelli, regista di Il sogno di una zona umida, ha la fortuna di fare cortometraggi per il Goldman Environmental Prize (www.goldmanprize.org). La pellicola viene utilizzata nelle cerimonie di premiazione a San Francisco e Washington DC e poi compone un programma televisivo di mezz'ora per la PBS negli Stati Uniti, poi sottoposto anche a Festival cinematografici. Per girare Il sogno di una zona umida ogni giorno, lui e la troupe si svegliavano prima dell'alba e viaggiavamo nelle paludi su una piccola barca. Viaggiavamo ore e ore, fino alla breve pausa per il pranzo. Poi tornavamo di nuovo nel tardo pomeriggio proseguire le riprese. Viaggiavano in direzioni diverse ogni giorno e si stupivano sempre della ricchezza e bellezza di quel luogo, le paludi della Mesopotamia in Iraq: piccoli insediamenti in mezzo alle paludi che sembravano fattorie galleggianti, bufali che, dopo aver nuotato, si stabilivano su un ciuffo di canne a pascolare, pescatori, cacciatori e mietitori di canne portavano avanti le loro attività. Ogni era come trovarsi in una stato di soggezione: ciò che stavano vivendo e vedendo era stato completamente cancellato da Saddam Hussein. Se non fosse stato per gli sforzi di Azzam Alwash, il ricco ecosistema e la cultura complessa di quest'area si sarebbero persi per sempre. Attualmente sta lavorando a un film intitolato "Sea Change", iscritto anche della storia dei vincitori del Goldman Prize. Ikal Angelei è un nativo della regione lago Turkana nel nord del Kenya. Ha lottato instancabilmente per cercare di proteggere il più grande lago al mondo del deserto dal quale dipendono, per cibo e acqua, mezzo milione di indigeni. La diga Gibe III sul fiume Omo in Etiopia è in costruzione, e quando sarà in piena attività, il volume del lago Turkana si dimezzerà, potrebbe essere diviso in due e, nella peggiore delle ipotesti, prosciugarsi per sempre. Il regista è entusiasta di essere parte di Sondrio Festival e spero di poter partecipare nuovamente in futuro.