PARTRIDGE E LA DURA VITA DEL DOCUMENTARISTA NATURALISTICO: AVVENTURA, ADRENALINA E MERAVIGLIA

A Sondrio Festival l'esperienza di uno dei registi più famosi e gli ultimi tre film in concorso. Stasera la chiusura con le premiazioni

La XXXIII edizione di Sondrio Festival, la Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi, giunge oggi al suo epilogo: questa sera si conoscerà il nome del vincitore del primo premio e degli altri riconoscimenti assegnati dalla Giuria internazionale, dalle giurie del pubblico e degli studenti. Nell'attesa della celebrazione finale, la manifestazione ha vissuto ieri un'altra giornata importante, l'ultima dedicata alle proiezioni dei documentari in concorso. Ospite dell'ultima conversazione il regista inglese Keith Partridge, presentato e tradotto da Luca Calvi. Trent'anni di attività, settanta film prodotti, decine di premi ed esperienze estreme ne fanno un documentarista di grande rilievo, autore di film per Bbc e National Geographic. Accompagnato dalle immagini di "A life at the edge", Partridge ha parlato di avventura, di adrenalina e di meraviglia, collegate l'una all'altra. In un mondo estremo come quello da lui frequentato bisogna avere la capacità di reagire alle situazioni che cambiano, perché la differenza tra il successo e l'insuccesso è minima. Anche il documentarista, come altri prima di lui nelle due settimane di Sondrio Festival, dal palco del Teatro Sociale ha lanciato un appello: il cambiamento climatico in atto si vede e si sente. In Groenlandia, in particolare, dove l'acqua si è sostituita al ghiaccio, e dove le foche sono quasi sparite. Partridge ha raccontato che piazzare la telecamera e iniziare le riprese è la parte più semplice del lavoro del documentarista perché bisogna essere pronti a tutto. L'esplorazione deve essere qualcosa dentro di noi e dentro il pianeta, l'avventura è un viaggio il cui risultato è incerto e dobbiamo imparare ad attendere ciò che è inatteso e ad apprezzare quel momento. Una lezione rivolta a un pubblico di appassionati, l'essenza di Sondrio Festival, per comprendere perché e come vengono realizzati i documentari naturalistici, che cosa muove i registi, chi è coinvolto. Quasi un mondo a parte che scova e indaga il meno noto e l'ignoto per portarlo a conoscenza di tutti. 

L'introduzione ideale alla proiezione degli ultimi tre documentari in concorso: un viaggio di due ore tra Europa, Asia e Africa, dai Pirenei spagnoli al mare di Okhotsk, tra Russia e Giappone, fino alla costa occidentale del Sudafrica. Nove minuti appena e nemmeno una parola per "L'avvoltoio barbuto" di Manuel Mateo Lajarin, che ha filmato il volo degli avvoltoi, che si alzano e planano, disegnando traiettorie nel cielo. Si muovono con qualsiasi condizione meteorologica, nelle bufere di neve e nel vento sferzante: sono regali e maestosi con le loro grandi ali. 

"Il mare selvaggio della Russia" descritto da Franz Hafner è quello di Okhotsk, tra la costa orientale della Siberia e la costa settentrionale dell'isola giapponese di Hokkaido: selvaggio e misterioso, in un ambiente estremo che ospita una straordinaria varietà di ecosistemi. L'unica costante è il cambiamento e chi non si adatta è condannato. Il regista ci accompagna in un territorio affascinante, tra il lembo settentrionale del Giappone, il lago Furen, la Kamcatka e le isole Curili. Incontriamo i merluzzi gialli, una delle più vaste popolazioni del mondo, gli orsi bruni, le aquile di mare Steller, soltanto cinquemila al mondo. Al centro del mare di Okhotsk si ammira l'isola delle foche, animali tornati a prosperare nell'ultimo secolo con il divieto di caccia, che oggi 

temono soltanto le orche che incontrano allontanandosi dalla riva. Con le tigri siberiane, anch'esse protette, che vivono nella regione dell'Amur, scopriamo uno degli ultimi rifugi selvatici della terra. 

"Lo spaccapietre" di Henk Ekermans e Barend van der Watt, mostra una terra aliena bruciata dal sole e scolpita dal vento e i suoi abitanti, uccelli, insetti e sopratutto il fico selvatico, lo "spaccapietre" del titolo, che alla ricerca spasmodica di acqua manda le radici in profondità. Siamo nel Namaqualand, una regione del Sudafrica, sulla costa occidentale dell'oceano Atlantico: qui le temperature raggiungono i 43 gradi nella stagione estiva. La pianta fruttifica diverse volte all'anno e sfama diverse specie di animali, a sua volta impollinata dalla blastofaga. 

Prima della cerimonia di premiazione, che avrà inizio alle ore 20.30, al Teatro Sociale e al Cinema Excelsior, dalle 16, saranno proiettati i documentari in replica, mentre alle 18.15, il regista Marco Tessaro presenterà fuori concorso "Roadkill - La strage ignorata", sugli esseri viventi uccisi dai veicoli in transito sulle strade. 

Nereal