Se, in generale, la convivenza uomo - natura risulta difficile, tra gli ultimi indigeni dell’Europa occidentale le cose vanno diversamente. "Mi ha colpito moltissimo il rispetto che i Sami hanno per il creato - spiega Andrea Barghi, regista del documentario Laponia - Natura e nativi - ogni essere vivente e no, viene rispettato. Non solo alberi, piante e animali, ma anche rocce e pietre. Da loro c’è moltoda imparare. Prendono la vita con molta filosofia, ridono anche in momenti spiacevoli perché sanno che fa parte della vita e, soprattutto, non hanno il senso del possesso, la terra dove vivono secondo loro gli è stata concessa dal creatore e quindi devono rispettarla e vivere in armonia con essa. Inoltre, hanno un bellissimo rapporto con i figli, fatto di profondo rispetto, paritario e senza punizioni". Una descrizione che rende pienamente l'idea dell'atmosfera di pace e assoluta armonia che il regista ha provato mentre realizzava il suo splendido documentario. Non sono mancate per lui le difficoltà. "In primis dovute alle enormi distanze, la Laponia è un’area selvaggia di un milione di ettari. Poi c’era il problema che avevo soltanto un’occasione di ripresa, prendere o lasciare! Se non era soddisfacente e volevo rifarla, dovevo aspettare l’anno successivo, come nel caso della marchiatura delle renne, che per i Sami è l’evento più importante dell’anno". Difficile combinare il giorno della ripresa perché viene stabilito in base al luogo dove si trovano le renne. "Questo accade tra la fine di Giugno e l’inizio di Agosto, quando il sole rimane alto nel cielo per 24 ore - prosegue- Abbiamo saputo con esattezza il luogo soltanto con un giorno d’anticipo e non era propriamente dietro l’angolo: 250 km in auto, più un viaggio in elicottero di 40 minuti circa, per non parlare del guado del fiume che fa da confine alla Laponia e, dulcis in fundo, una massacrante escursione a piedi di 16 km fuori sentiero con 30 kg di attrezzatura a testa sulle spalle. Insomma, una vera e propria avventura". Ma accanto alle difficoltà, rimarranno indelebili i bei ricordi, "Sono molti, se non tutti, ma, in particolare, l’arrivo all’accampamento dei nativi dopo circa 7 ore di marcia tra torbiere e guadi. Appena l’ho avvistato ho visto tende e fuochi accesi con i nativi tutt’intorno mentre nubi rosa facevano da cornice, ero convinto che avrei incontrato Toro Seduto e Cavallo Pazzo. E’ stata un’emozione unica". Progetti futuri: "Come da quasi 40 anni a questa parte, la cultura dei nativi mi affascina profondamente così come la natura selvaggia, sto realizzando altri progetti editoriali e filmici su questo argomento, più in generale sul rapporto armonioso tra uomo e natura, che è la sola speranza di salvezza per il pianeta. Nei paesi scandinavi ho trovato molta considerazione per i miei progetti e attenzione e sostegno da parte delle istituzioni". Per l'artista della ripresa e delle immagini è la prima volta al Sondrio Festival "Sono emozionatissimo - confessa- Partecipo con piacere perché ritengo sia una rassegna molto seria e di qualità, una delle poche in Europa focalizzata sui documentari naturalistici. Trovo che sia molto importante il coinvolgimento delle scuole perché i giovani devono essere i primi destinatari di questi messaggi. Poi, non essendo mai stato in Valtellina e sono curioso di visitarla, soprattutto perché ricca di natura".