Disegnami un camoscio. Intervista con Anne Lapied

Un bimbo, i suoi nonni, le montagne. Si chiama Disegnami un camoscio il film che i documentaristi francesi Erik e Anne Lapied presentano sabto 18 novembre a Sondrio Festival 2017, un progetto “tutto in famiglia”: il protagonista infatti è il loro nipotino Colin, che durante le vacanze li raggiunge nel loro rifugio nel Parco del Gran Paradiso e li accompagna in montagna.

Abbiamo chiesto ad Anne di raccontarci quest'avventura, differente dal solito anche per due documentaristi esperti come lei e il marito Erik. «Certamente questo documentario è diverso dagli altri realizzati finora – racconta Anne -. Colin aveva due anni quando l'abbiamo portato ad osservare marmotte e camosci per la prima volta, ma è verso i sei anni che ha cominciato ad interessarsi più a lungo agli animali. A quell'età amava molto disegnare e imitare i disegni che faceva Erik, suo nonno. È a questo punto che ci è venuta l'idea di iniziare il film, le cui riprese sono durate tre anni, durante i weekend e le vacanze di Colin. Gli inizi delle ricerche vere e proprie e degli avvicinamenti di animali sono stati un po' difficili, gli appostamenti in cui bisogna stare immobili e silenziosi non sono facili a quell'età. Lungo i mesi la motivazione ed il gusto dello sforzo sono aumentati, in modo particolare grazie ai bivacchi che a Colin piacciono e danno l'occasione di stare in montagna nelle ore in cui gli animali sono particolarmente attivi, al mattino presto e prima della notte».

Quali sono stati i momenti più emozionanti di questa esperienza?
Questi momenti privilegiati con nostro nipote in montagna hanno permesso all'inizio di stabilire una indispensabile complicità, poi la nostra passione per la fauna selvatica di alta quota è diventata automaticamente comunicativa. Dormire in una piccola tenda per l'appostamento nella neve, in aprile, e ritrovarsi in mezzo ai fagiani di monte, alle cinque del mattino, mentre la notte giunge appena al termine, lascia dei ricordi indimenticabili. Come farsi sorvolare dall'aquila reale o dal gipeto. Ciò che ha maggiormente colpito Colin è stata la ricerca della lepre variabile, in ogni stagione, tanto questo animale sa mimetizzarsi ed è difficile da trovare. Quello che l'ha forse divertito di più sono stati gli avvicinamenti nella foresta, mimetizzati in modo da imitare le foglie, le erbe ed i licheni per ascoltare e tentare di osservare cervi e cerve nella stagione del bramito. Ma anche camminare nella neve con le racchette e sul ghiaccio con i ramponi ai piedi, tutto lo interessava.

La Valtellina è una terra di montagne, proprio come i luoghi in cui avete girato il film. Non tutti i bambini vivono esperienze come quelle di Colin, ma cosa possono imparare dalla sua storia?
Per i bambini che abitano già in una regione di montagna, come per quelli che vivono altrove, il film li colpisce e dà loro voglia di conoscere meglio o di scoprire a loro volta un ambiente allo stesso tempo vicino e difficile, ma accessibile, per poco che ci si dia da fare. I giovani spettatori si identificano facilmente con Colin.

Lo scorso anno il vostro film “Il clan delle volpi” ha vinto il premio speciale Regione Lombardia al Sondrio Festival. Cosa vi aspettate da questa edizione? 
Siamo felici che “Disegnami un camoscio” sia stato accolto nella selezione del festival. Si rivolge sia agli adulti che ad un pubblico giovane e speriamo che contribuirà a far amare questo ambiente di montagna, allo stesso tempo forte e fragile, che necessita di rispetto. Certamente speriamo anche che catturi l'attenzione della giuria, ma da questo lato ci è già andata bene.

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