A Sondrio Festival si progetta il futuro dei parchi di montagna

Nel pomeriggio, “La sindrome di Gulliver” racconta la biodiversità in Lombardia
In serata il glaciologo Smiraglia parla dei ghiacciai, in proiezione altri due film

La gornata di domani di Sondrio Festival propone il convegno internazionale “Parchi di Montagna, quale futuro? Stelvio, Yellowstone, Sagarmatha” che analizzerà alcuni esempi di aree protette nel mondo per tracciarne analogie, differenze e possibilità di scambi. In mattinata (dalle 9.30) la prima sessione, presso la Tensostruttura in Piazza Garibaldi, legata all’esperienza gestionale dei parchi e agli aspetti storici, naturalistici, etnografici, aperta anche alle scuole. Introdurrà i lavori Maurizio Gianola con richiamo alle Tesi di Sondrio del 1992. Interverranno Patrizia Rossi, direttore del Parco Naturale Alpi Marittime; Claudio Smiraglia del comitato di gestione del Parco Nazionale dello Stelvio, settore lombardo; Dario Furlanetto, direttore del Parco Regionale dell’Adamello; Mea Arego, del National Park Service Usa; Agostino Da Polenza, sui parchi himalayani. Le conclusioni saranno affidate dell’assessore regionale ai Sistemi Verdi e Paesaggio, Alessandro Colucci.

La seconda sessione, presso la sala Besta della Banca Popolare di Sondrio (dalle 14.30) prevede una tavola rotonda con il contributo di Ferruccio Tomasi, presidente del Parco Nazionale dello Stelvio, di Roberto Gambino del Centro Europeo di Documentazione sulla Pianificazione dei Parchi Naturali, del sociologo Aldo Bonomi, di Luca Cetara, economista ambientale e consulente del Ministero dell'ambiente, dell’antropologo Annibale Salsa per il Comitato Scientifico Fondazione Unesco – Dolomiti, e di Roberto Baitieri della Regione Lombardia. Moderatore il giornalista Piero Carlesi del Touring Club.

Sempre presso la Tensostruttura, alle 18 sarà proiettato il documentario “La sindrome di Gulliver” realizzato da Luigi Cammarota, per la Regione Lombardia, sulla biodiversità nel territorio lombardo.

In serata, il glaciologo Claudio Smiraglia, alle 20.45 terrà una relazione sul tema “Montagne senza ghiacci? Scenari dal futuro” sulle possibili conseguenze dei cambiamenti climatici a livello globale.

Quindi, la proiezione di altri due film in concorso. “Dalla cenere alla vita” di Dione Gilmore (Australia, 2010) racconta la letterale “risurrezione dalle ceneri” dei parchi nazionali Dandenong e Kinglake, nello stato di Victoria, devastati dagli incendi boschivi del 2009 che distrussero intere fasce di foresta vergine, insieme alla fauna.

“Natura nella corrente – il Parco del Danubio” di Franz Hafner (Austria, 2010) descrive invece la forza delle acque del fiume, che scorre libero e vivo tra Vienna e Bratislava. Questa preziosissima risorsa naturale può ancora creare ambienti mai esistiti prima.

 

I film di ieri: lotta ai bracconieri, alpi Apuane e coleotteri distruttori

Dopo un’introduzione sulle bellezze dei Parchi Nazionali americani, tenuta da Mea Arego, ranger del Marsh-Billins-Rockefeller e rappresentante del National Park Service, il pubblico in tensostruttura ha potuto assistere ad altri due documentari in concorso.

“La sfida di Garamba” di Ramon Campoamor (Spagna 2011) ha raccontato con avvincenti riprese ravvicinate la lotta dei guardiaparco contro i bracconieri che, per pochi dollari, minacciano l’esistenza dei grandi elefanti nel parco congolese. I cacciatori di frodo diventano così cacciati, in una pericolosa missione che comunque contribuisce alla salvaguardia del territorio

In sala è intervenuto il regista Valter Torri, che ha presentato il suo “Apuane, le montagne d’acqua” (2011) ricordando come il territorio di queste montagne sia sempre più minacciato dall’estrazione del marmo, che sta impoverendo l’ambiente con uno sfruttamento intensivo. L’ambiente delle Apuane presenta una ricca flora e fauna, ben documentata da Torri con suggestive riprese di anfibi, rettili e grandi animali come i mufloni.

In “Una foresta che muore”, breve documentario di Michael Pellegatti (Stati Uniti, 2010) a minacciare l’ambiente del celebre parco di Yellowstone, Denali e Grand Teton non è invece l’uomo, ma un coleottero distruttore favorito dai cambiamenti climatici. In pochi anni l’insetto ha provocato la morte di milioni di acri di foreste e miliardi di alberi e non si riesce purtroppo a prevedere quando il fenomeno avrà fine.

Paolo Redaelli