L'ultimo oceano di Peter Young

"Non ho scelto questa storia, è questa storia che ha scelto me". Dopo aver viaggiato verso il mar di Ross per filmare la natura selvaggia, il documentarista Peter Young, doveva raccontare quanto sperimentato. "Poche persone hanno il privilegio di vedere questo punto estremo del globo remoto, ma degno di nota. Io sono stato uno dei pochi. E quando ho scoperto che il mio stesso paese, la Nuova Zelanda, era responsabile dell'avvio della pesca nell'ultimo oceano rimasto incontaminato, mi sono sentito addosso la responsabilità di raccontarlo e fare una campagna per proteggerlo. Sono così pochi i posti come questo e proteggerli è un dovere che abbiamo nei confronti di noi stessi e dei nostri figli". Ha lavorato al progetto, molto più di un semplice film, negli ultimi 7 anni (un anno c'è voluto per assemblarlo). "Quella che era iniziato con una gita nel mare di Ross per filmare la natura selvaggia si è progressivamente trasformata in un movimento ambientalista e in una campagna politica". Young sapeva che il film sarebbe stato il più potente strumento per portare la storia al di fuori. "Ho girato in tutti i continenti e il Mare di Ross è uno dei luoghi più particolari che abbia mai visto. Sono stupefacenti la distesa, il silenzio, i paesaggi e gli animali che vi abitano. Si tratta di un ambiente estremo, ma molto fragile. E' la vita ai margini, ma c'è un sacco di vita, e lì abitano animali che non si vedono in nessun altro luogo del pianeta e tutto è interconnesso e finemente sincronizzato". Il regista ha lavorato su oltre un centinaio di documentari nella sua carriera. In molti come cameraman. "Mi piace raccontare storie che celebrano l'umanità e il mondo in cui viviamo. Ma c'è anche la responsabilità di guardare gli aspetti più impegnativi della vita sul nostro pianeta e "The Last Ocean" mi ha fatto letteralmente uscire da dietro la macchina da presa: mi sono sentito in dovere di raccontare questa storia, il mondo aveva bisogno di sapere quello che stava accadendo in questa parte remota ma eccezionalmente bella del mondo, mentre non vi era (ed è ancora così) una reale possibilità di proteggerlo". Nel mezzo del lavoro la città in cui vive, Christchurch (Nuova Zelanda), è stata colpita da un terremoto che ha ucciso 185 persone e distrutto l'80% della costruzione. Così, il suo prossimo progetto è una documentario su un gruppo di artisti e attivisti urbani che ha iniziato ad abbellire le rovine della città con l'arte e atti di gentilezza, ricostruendola dalle fondamenta. Una storia umana accattivante con un tocco sociale/urbano. Molto più vicino a casa del Mare di Ross! "Sono onorato di far parte di Sondrio Festival - conclude- L'Italia ha un forte legame con il Mare di Ross e fa parte dell'organizzazione internazionale in materia di acque antartiche, quindi siamo lieti di avere l'opportunità di condividere questa storia con voi. Un festival cinematografico incentrato sui parchi e la conservazione è un ottimo modo per stimolare conversazioni su come possiamo trovare soluzioni per contribuire a rendere il nostro mondo un posto migliore".

Camilla Martina